Lavoro in Italia, la Calabria tra i fanalini di coda

Quando si parla dell’universo occupazionale, l’Italia appare sempre e costantemente frazionata in due parti. Da un lato il Nord, dall’altro il Sud. Apparentemente, il divario non è così netto, ma sono i numeri ad evidenziare un gap di diversi punti percentuali.

È quanto emerge dal report dell’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro, che analizza lo status dell’occupazione in Italia, tra reddito, presenza femminile e tassi di disoccupazione. Le statistiche restano fortemente a favore delle regioni del Nord Italia, con il sud che arranca in maniera abbastanza preoccupante.

La Calabria non è il fanalino di coda italiano, ma resta comunque tra le regioni a più basso impatto lavorativo e ben distante dalla vetta del ranking per il reddito medio che vede primeggiare le province di Bolzano, Varese e Monza-Brianza.

La distanza nei confronti delle regioni del Nord non è solo chilometrica, quindi, ma riguarda anche l’universo lavorativo. Basti pensare che, da Roma in giù, sono tante le province in cui lavora solo una donna su quattro, con la maglia nera che spetta alla sesta provincia pugliese di Barletta-Andria-Trani, mentre al Nord lavorano in media sei donne su dieci.

Numeri che fanno riflettere, e che evidenziano ancor di più una distanza non certo risibile del Mezzogiorno sia dalle medie nazionali che da quelle europee. E per capire quanta fatica facciano le donne a trovare un’occupazione più o meno stabile, basterà evidenziare che da Roma in giù la differenza in termini percentuali tra uomini e donne con un’occupazione sfiora il 30%. I dati, però, non tengono conto di tutti quei lavori occasionali e di tutto il mondo nero sommerso che più volte è stato bollato come piaga, denunciato, ma che non è stato mai definitivamente debellato.

Queste statistiche palesano una certa arretratezza culturale del sud, una scala difficile da scalare anche perché sono davvero tanti i cittadini non partecipare attivamente al mercato del lavoro, consapevoli delle difficoltà di trovare occupazione. A Bolzano, solo un abitante su 20 non lavora ma vorrebbe farlo, a Vibo Valentia quasi il 50% dei cittadini si trova in questa triste posizione.

Parlando poi di efficienza e innovazione, la distanza tra le regioni meridionali e il resto dell’Europa sale vertiginosamente. Gran parte di queste statistiche sono “viziate” dall’ampio numero di lavoratori che preferisce “migrare” verso mete migliori, ma il Labour Market Efficiency sub-index premia Bologna, Milano e Lecco e penalizza ancora una volta Puglia, Calabria e Campania.

Alla luce di questi dati, urge una rivoluzione anche dal punto di vista del lavoro, ed è importante intervenire nel più breve tempo possibile per consentire alle regioni del sud Italia di recuperare il terreno perduto nel corso degli anni.